Titolo: Re Lear da un Idea di Gran Teatro di William Shakespeare
Data: Palazzo Grassi - Biennale Venezia, Giugno 1970
Autore: Mario Ricci, liberamente tratto dal Re Lear
Descrizione: Luci bassissime, radenti. Al centro della scena un lungo palo di ferro in cima de quale e` fissata una raggiera girevole. Contro il palo Claudio Previtera-Lear immobile, quasi non visto. Al suono di 'musiche inglese di coorte' del trecento uno ad uno entrano gli altri sei protagonisti portando ognuno un grande scudo e posizionandosi in modo da occupare tutto lo spazio scenico. Con l'ultimo in posizione il primo s'avvicina al palo e appende lo scudo ad un gancio della raggiera. Esce. Gli altri faranno la stessa cosa. Uscito l'ultimo il primo rientra portando con se una lunga lancia che, seguendo i tempi e i ritmi della scena precedente, collocherà sullo scudo e sulla base del palo in due appositi alloggi. Gli altri faranno altrettanto. Terzo movimento: uscito di scena l'ultimo il primo rientra cavalcando uno splendido di legno destriero. Trotta sino al palo e, presa la lancia la solleva, sollevando allo stesso tempo anche lo scudo.
Quando l'ultimo avrà eseguita la stessa azione si sara` costruita una giostra della quale gli scudi sono il tetto e le lance i pali di sostegno. La giostra inizia a girare e in un clima di gaia spensieratezza Claudio-Lear offre alle figlie e ai generi, ad ognuno, una mela mentre su di loro vengono proiettate delle diapositive raffiguranti pesci, pomodori ed altri alimenti. D'un tratto il clima gioioso si guasta. Da lontano s'annuncia l'arrivo d'un temporale. I parenti-cavalieri sganciano dalla raggiera il proprio scudo e, lancia in resta, escono di scena.
La stessa cosa fa Claudio-Lear portandosi dietro il palo di ferro. Qualche elegante passaggio dei cavalieri anticipa l'entrata di Claudio-Lear che faticosamente trascina con se il boccascena di un piccolo teatrino per pupi. I pupi non sono altro che le immagini bidimensionali dell'ingrata famiglia: stesso viso, stessi costumi. Claudio-Lear da inizio alla recita (prima scena del testo scespiriano) alla quale assistono figlie e generi in carne ed ossa e che, dopo le prime battute prendono a beffeggiare il Lear-puparo fino a strappargli i pupi di mano e interrompere la recita.
Quindi escono. Esce anche Lear col suo teatrino. Appena fuori rientrano al galoppo i cavalieri e con scudo e lancia danno inizio ad una furiosa tenzone. Scontri, rincorse, inseguimenti. Durante questa tenzone sui cavalieri e` proiettato un filmato super8-colore che li rappresenta nella stessa 'mischia' pero` ripresa in campo aperto. Poco a poco la scena cambia. Illuminata dal solo filmato uno alla volta i contendenti escono per rientrare non più tali ma semplici portabandiera infatti, toltosi una parte del costume e infilatolo in un riquadro di filo di ferro e fissato questo alla lancia, ora divenuta asta, ognuno ha con se una bandiera con la quale formare una sorta di schermo mobile che può scomparire in un attimo, se le stesse bandiere vengono esposte di profilo.
Proiettata su questo non schermo ha inizio la follia del tragico Re. Lo si vede infatti aggirarsi senza meta sulle pietraie di Dover. Via il filmato a colori inizia l'ultima scena: la follia del Re tutta in bianco e nero. Bianchi e neri i costumi degli attori. Bianco e nero lo 'scassaquindici'*, l'oggetto sul quale Lear tenterà di ricostruire la sua persona; bianco e nero il filmato dei suoi folli sogni che vi verra` proiettato sopra. Vicina alla prima quinta di proscenio una incudine sulla quale due fabbri, forgiando e modellando i pezzi utili alla costruzione dello 'scassaquindici', battono furiosamente col martello mentre s'ode il mare infuriato mugghiare, il vento sibilare, le strida dei gabbiani gracidare minacciosamente. Finita la costruzione dello 'scassaquindici' Claudio-Lear , spostando i diversi riquadri che compongono il gioco tenta di ricomporre il suo corpo rappresentato a pezzi sui vari riquadri, senza pero` riuscirvi.
Cosi, nel mentre lui si affanna a tale compito, avvolti in un nero mantello rientrano i suoi persecutori allora, fatto scivolare lungo il piano dello 'scassaquindici' un largo foglio da disegno, si autoritrae morto, le mani incrociate sul petto, alla maniera delle coperture delle tombe dei Re medievali. Non appena finito, muniti d'una gomma per cancellare, come corvi neri i suoi parenti-persecutori cancellano il suo mortuario autoritratto nel mentre, lentissimamente, si spegne la luce di scena.
*Lo 'scassaquindici' era, e forse lo e` ancora, un rompicapo composto da una cornice quadrata di circa dieci centimetri di lato all'interno della quale vi erano incastrati quindici tasselli mobili numerati da uno a quindici. Il gioco, non facile, consisteva nel metterli in fila secondo la numerazione. Da uno a quindici, appunto!
Nota: 'Re Lear da...' quasi certamente e` stato lo spettacolo che più d'ogni altro abbiamo rappresentato sia in Italia che all'estero.
''Giro' estero. Festival di Brihghton, Londra 'The Space Theater'; 'Oval Theatre'. Parigi Theatre de La Cite` Universitaire'. Amsterdam 'Mickery Theater e più tardi in una tourne sudamericana a Lima, Buenos Aires …..'
Immagini
Emanuele Vacchetto - Deborah Hayes
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Emanuele Vacchetto, Deborah Hayes - Foto: Luigi Perrone
Luogo di esordio: Palazzo Grassi, Venezia. In occasione della Prima Rassegna del Teatro di Ricerca e Sperimentazione
Autore: Mario Ricci, liberamente tratto dal Re Lear
Testo:
Suono: Mario Ricci
Musiche:
Costumi: Deborah Hayes e Angela Diana
Luci: Materiale filmato: John Ross
Materiale Scenico:Claudio Previtera Carlo Montesi Mario Romano
Tecnico Luci e Suono: Luigi Perrone
Attori: Claudio Previtera Deborah Hayes Angela Diana Carlo Montesi (sostituito poi da Emanuele Vacchetto) Lillo Monachesi Mario Romano Carla Renzi (poi sostituita da Michelle De Matteis)
Media
Titolo: Re Lear da un Idea di Gran tTeatro di William Shakespeare - colonna sonora