Autore: Mario Ricci - libera interpretazione della prosa dell'autore irlandese incentrato sulla passeggiata di Bloom per le vie della vecchia Dublino.
Descrizione: al suono del magico sax di Jerry Mulligan due ragazze in spiritosa minigonna stanno giocando alla 'campana' (gioco di ragazzi che si fa in genere in strada dopo aver con il gesso disegnato sull'asfalto le 'case' della 'campana') Bloom-guardone segue l'evolversi del gioco ed e` così preso dalle due super-minigonne che i 'soliti ragazzacci' non hanno difficoltà ad agguantarlo e imprigionarlo dentro gomme di autocarro gonfiate e appendergli poi strani appendicoli luminosi, al punto da renderlo simile ad un albero di Natale e quindi costringerlo a girare su se stesso e in lungo e largo sulla scena fintanto che dall'alto non gli cade addosso una spessa coltre in strisce di plastica (4mx4mx2m di spessore) dalla quale, per prima, subito esce una delle ragazze della campana inviando allettanti sospiri nel mentre da inizio ad uno spogliarello; immediatamente seguita da un Bloom super eccitato, anche lui al primo atto di uno spogliarello. I passaggi sempre più invitanti della ragazza e quelli sempre più bramosi di Bloom si susseguono nel mentre sulla spessa coltre di strisce di plastica viene proiettato un film 8mm bianco e nero girato all'uopo.
Naturalmente le immagini del filmato seguono il fluttuare, l'agitarsi delle strisce di plastica frantumandosi, scomponendosi e ricomponendosi a seconda dei movimenti impressi alle strisce di plastica dai due spogliarellisti. Quando siamo proprio all'ultimo indumento il gioco finisce, la plastica scompare e sullo sfondo della scena appaiono molto ingranditi gli attributi piu` significativi di una donna: un totem di cartapesta fatto da una grossa bocca, due enormi mammelle, una pancia adeguata e, quando si gira, un gran culo formoso. Mentre Bloom col suo pancione e gli slip di cotone a coste spingendo un monopattino e urlando dal desiderio, gli passa e ripassa davanti il totem si fa bello assunendo graziose e diverse posture. Di colpo il totem come esplodendo si sfascia e a pezzi singoli esce di scena. Fine del primo atto.
Atto secondo: Bloom in perfetta tenuta da pugile sta incontrando in combattimento un inesistente avversario.
Infatti e` solo pero` controllato da un arbitro tutto di bianco vestito. Accompagnato dal Requiem di Verdi il pugile Bloom nei dieci minuti che seguono per quattro volte tenterà di colpire il suo inesistente avversario fingendo d'essere a sua volta colpito due volte. La seconda quasi andando al tappeto. L'arbitro a sua volta deve intervenire due volte per dividere i due contendenti, cioè Bloom dall'aria che gli e` di fronte. Questa era la scena più problematica del lavoro. Affascinante e, per la sua estrema lentezza estenuante, riusciva a spingere il pubblico a delle vere e proprie reazioni isteriche. Come a Francoforte quando, verso la fine degli interminabili dieci (forse meno) minuti uno spettatore e` scoppiato in un incontenibile acutissimo chicchirichì, permettendo a tutti di riprendere fiato.
Fine dell'incontro e la corda che delimitava il ring diventa quella con cui i ragazzi saltano e giocano nelle strade. Mentre qualcuno salta alla corda e contemporaneamente ad altre diverse altre azioni, rientra Bloom-pugile con sotto il braccio un fascio di cartoncini 50cmx40cm sui quali sono state dipinte le figure dei tarocchi. Bloom, sistematosi sulle ginocchia al centro della scena, dopo aver con grande difficoltà 'rotto' il mazzo tenta di mostrare i tarocchi-cartoncini come farebbe un qualsiasi cartomante. Operazione improbabile o quanto meno difficilissima in quanto calzando ancora i guantoni risulta quasi impossibile poter dividere uno dall'altro i cartoncini. Cosi`, nel mentre lui si affanna inutilmente (o quasi), ha inizio l'incartamento dello spettacolo.
Dalle quinte uno dopo l'altro rotolano in scena, svolgendosi, rotoli di carta (resti di diverse misure delle bobine usate per stampare i giornali) Uno ad uno gli oggetti usati durante tutta la rappresentazione, il monopattino, la corda, i pneumatici, ecc, vengono prima impacchettati quindi posti accanto a Bloom che nel mentre continua nel suo drammatico affanno viene egli stesso incartato. Così`, continuando nel gioco, poco a poco tutto lo spettacolo e` incartato: attori compresi. Una volta incartatosi anche l'ultimo incartatore, la collina cartacea formatasi avanza verso la ribalta fintanto non si spegne la luce di scena e non si accende quella della sala.
Nota: FEBBRAIO 1969
apertura del Teatro ABACO in Lungotevere dei Mellini 33A a Roma.
" Il locale dello scantinato adibito a teatro misura circa 18 metri di lunghezza per 4,20 di larghezza ed e` diviso da un arco per cui otteniamo una Sala di circa dieci metri per un totale di circa 80 scomodi posti a sedere e un palcoscenico di poco più di sette metri di lunghezza per 4,20 di larghezza. Vi sono poi altri tre vani. Uno che pomposamente chiamiamo foyer, un altro che di sera fungerà da camerini e di giorno da ufficio ed il terzo: un vero bagno con tanto di doccia!" (descrizione di Mario Ricci)
Il Teatro Abaco che il critico della stampa A. Blandi un paio di anni dopo definirà: 'il tempio della sperimentazione romana', apre nel mese di Febbraio del 1969 con lo spettacolo 'James Joyce'. Spettacolo che verra` poi replicato a Modena a Bologna a Chianciano Terme e, soprattutto a Francoforte in occasione del Festival 'EXPERIMENTA3' ottenendo un tale riconoscimento da aprire definitivamente le porte d'Europa al gruppo Orsoline 15.
Per far capire quale tipo di riconoscimento il Joyce ottenne in quella occasione mi permetto di riportare alcuni giudizi della stampa nazionale tedesca.
GieBener Allgemeine 4 Giugno 1969: Una dimensione nuova per il teatro e, insieme, per le arti figurative, realizzata alla perfezione...
Saarbrucker Zeitung 4 Giugno 1969: Joyce e` solo un pretesto..., si puo` anche parlare di teatro beat, di teatro vivente, di teatro azione, ma si tratta sopratutto di una sintesi artistica ed espressiva emozionante e che scuote...Ironia e demistificazione sono i temi fondamentali di questo straordinario spettacolo che e' innanzitutto un invito al neoumanesimo...
Darmstadter Echo 4 Giugno 1969: Un gioco, un gioco per bambini ma con tutti gli ingredienti piu` significativi dell'arte moderna: espressionistica, pop, surreale...Un programma di mimiche-azioni-movimenti in una liberta` armonica ma anche sconcertante e consona alle inquietudini del nostro tempo...
Neue Frankfurter 3 Giugno 1969: Mario Ricci, direttore e ispiratore del Gruppo Orsoline 15, usa nei suoi spettacoli luci, colori, proiezioni, mimi, gesti con una fantasia eccezionale...Rivivono i valori espressivi e i temi di Malarmee, Ernst, Dali ed altri maestri dell'arte e della espressivita` moderna.
Frankfurter Allgemeine 3 Giugno 1969: Un gioco che mette tutto in discussione: il sesso, la storia, le parole...Un gioco divertente ma approfondito e moderno nel senso piu` reale del termine...Non ci sono limiti al gusto di comunicare con ogni mezzo...forse il migliore e il piu` interessante spettacolo sperimentale di questa stagione...